Silent Hill, la classifica (ironica) della saga

2022-10-22 20:11:16 By : Mr. kelvin meng

Mentre ancora si vociferava di Konami e della sua nuova partnership con il Bloober Team per un probabile ritorno del celebre franchise horror psicologico, l’annuncio è arrivato inarrestabile: Silent Hill tornerà. L’annuncio divulgato da Konami durante domenica 16 ottobre è arrivato come un’onda d’urto, propagandosi velocemente dopo anni di speculazioni e voci di corridoio. Nell’attesa, che ne dite di rivedere con noi un po’ dei titoli passati? Ecco a voi quindi una breve top dei giochi, dal peggiore al migliore, per consigliarvi al meglio prima del ritorno di un nuovo Silent Hill!

Nel 2012 mamma Konami ha deciso di rimasterizzare i due giochi più acclamati della serie, Silent Hill 2 e 3, in alta definizione e di impacchettarli in una confezione cofanetto da far trovare sotto l’albero di Natale a tutti gli appassionati. Sarebbe stata anche una bellissima operazione degna di nota se i sottoposti di “Madre” si fossero ricordati di non aver mai archiviato il codice sorgente originale finito dei due giochi. Venduto con un sottofondo di risata malefica ad ogni chiusura del cassetto (digitale e virtuale), i giocatori avrebbero in seguito capito perchè c’era tanta ilarità nell’aria mentre loro compravano: Silent Hill HD Collection del 2012 era stata costruita a partire da un codice sorgente incompleto per portare i due titoli su PS3 e Xbox 360. E se Silent Hill 3 nella sua versione remastered si salvava, Silent Hill 2 invece risultava una boiata pazzesca: aggiornato graficamente sì, ma con bug a cascata, elementi sonori rimossi, texture incomplete e mal renderizzate, doppiaggio modificato. L’assenza della caratteristica nebbia, che doveva rendere il gioco più pulito, si è rivelata fatale nel rivelare ogni possibile rottura. Quando ce ne siamo accorti, ormai era fatta. 1/10. Iniziava proprio bene il 2012!

Silent Hill Book of Memories del 2012 è stato solo la penultima goccia in un vaso stracolmo di delusione. Book of Memories doveva essere un allontanamento dai principi della serie principale, sfruttando le capacità multiplayer online di PlayStation Vita. La trama in breve è questa: il giorno del suo compleanno, il protagonista creato dal giocatore riceve il misterioso Libro dei ricordi, che delinea tutta la sua vita. Ovviamente, non fiutando l’enorme cartello che indica a grossi caratteri “attenzione, cazzata”, tenta di alterarla in meglio, entrando nei sogni delle persone che lo circondano, ognuno con la sua “Silent Hill” personale, corrispondente ai tratti dominanti (carattere, luogo di lavoro, ecc). Dopo un po’, il protagonista si rende conto che forse, solo forse, alterare le persone che lo circondano sta portando ad un po’ di problemi ulteriori, quindi pensa di annullare le modifiche apportate al libro. Il gioco ha ben cinque finali più il tradizionale sesto a tema comico, in cui i personaggi di Book of Memories viaggiano a Silent Hill durante le vacanze di primavera, incontrando personaggi della serie. Anche se a livello tecnico ed estetico Book of Memories si salvava, col suo stile a vignette, da un punto di vista generale il prodotto non conservava nemmeno uno straccio dell’aria di Silent Hill, finendo per essere solo un dungeon crawler generico e non certo un vero proseguio della saga. Trattato in maniera dubbia dalla critica, è stato preso a mattonate in faccia da qualsiasi fan di vecchia data guadagnandosi un posto nell’Olimpo dei giochi più odiati. Il 2012 tutt’ora continua ad essere un anno del cacchio. 2/10.

Mi costringono a farlo (ndr: ovviamente no. Cos’è quella pistola puntata alla tempia?) quindi parliamo anche di Shattered Memories. Pubblicato originariamente per Wii ed il mese successivo su PS2 e PlayStation Portable, Shattered Memories del 2009 è una rivisitazione del gioco originale che potevamo risparmiarci. In breve, Cheryl, protagonista del terzo capitolo di Silent Hill, rielabora il rapporto con suo padre Harry Mason, stravolgendo il gioco del 1999 per sfruttare in tutti i modi l’hardware unico di Wii. Nè la critica, nè i giocatori l’hanno apprezzato particolarmente e si vede. Dalla brevità alla divisione in segmenti, Silent Hill Shattered Memories non è certo il gioco che ci aspettavamo nè quello che ci meritavamo, specie nei frangenti in cui tutto il gameplay ruota attorno agli inseguimenti. Un protagonista sano, uno, non potevamo averlo: dovevano togliercelo, farlo diventare un pessimo padre alcolizzato od un buontempone a cui cade l’occhio sulla scollatura della bella e prodiga poliziotta Cybil Bennet. 3/10 e non ne parliamo più.

Altro titolo assolutamente misconosciuto, Silent Hill: Origins del 2007 è stato sviluppato da Climax Action per PlayStation Portable, rilasciato per PS2 l’anno successivo. Facendo da prequel al primo Silent Hill, Origins segue il camionista Travis Grady mentre prende una scorciatoia per la città. Sappiamo tutti che è una pessima idea, ma il nostro intrepido Travis, come ogni buon corriere Bartolini, preferisce una lenta morte dell’anima ad un quarto d’ora di ritardo. Ovviamente si troverà intrappolato nelle metifiche questioni della Chiesa dell’Ordine, che vuole far rinascere un Dio usando la povera Alessa. Nonostante fosse su console portatile, questo Silent Hill manteneva intatta gran parte dell’atmosfera originale che aveva reso la serie così celebre, rimanendo un gioco breve e per certi versi molto stereotipato. Tuttavia il porting per PS2 gli diede la mazzata definitiva. Comunque, buon uomo: se di lavoro ci passi accanto ogni giorno, magari evita la risaputa località fantasma in cui succedono tutti gli incidenti dell’emisfero. 4/10

Silent Hill Homecoming del 2008 doveva reinventare il franchise con un’azione più dinamica e moderna, operazione che però risultò piuttosto debole e finì per portare ben presto Homecoming nel dimenticatoio. Il chirurgo Konami che aveva incaricato l’infermiere/sviluppatore di giochi occidentale Double Helix Games probabilmente abbandonò la sala per un caffè ed una chiacchierata con l’amante, mentre il suo fedele assistente decideva di tagliargli la gamba sbagliata. Uscito per PS3 e Xbox 360, con un porting per PC rilasciato due mesi dopo, Silent Hill Homecoming ci mette nei panni di Alex Shepherd, un ex soldato malato di amnesia retrograda e probabilmente PTSD che cerca il fratello scomparso ed il padre nella città infestata di Shepherd’s Glen, il cui lago confina direttamente con Silent Hill. Come detto per Book of Memories, Homecoming godeva di una presentazione tecnica e di un’atmosfera complessiva piuttosto buone, sfruttando peraltro il nuovo hardware delle console – cosa per nulla scontata per un qualsiasi prodotto che arrivi sulle “next gen“. E’ stata la sua deriva troppo action a privarlo di un buon ritorno d’immagine, nonostante finisse per essere un buon gioco con cui trascorrere qualche ora di angoscia in compagnia di problemi mentali a non finire. Qui gli diamo un 6.5/10 perchè nonostante tutto, prendere a coltellate i tuoi problemi è un modo (non sano) di risolverli.

Più orientato al survival, nel 2012 (maledetto 2012) arriva anche Silent Hill Downpour. Rilasciato per PlayStation 3 e Xbox 360, il gioco segue la fuga del detenuto Murphy Pendleton quando il suo trasferimento in prigione si interrompe alla periferia di Silent Hill prima che si avventuri nella remota città. Se dopo anni di prigione (anni di prigione per aver rubato una macchina alla polizia!) hai PURE così tanta sfiga da far sì che il tuo furgone si schianti proprio a Silent Hill, ragazzo mio, ti meriti lo sbirulino d’oro e una pacca sulla spalla per il coraggio. Il tuo karma invece si merita uno psichiatra e (sottolineato) anche una coltellata nei denti – il perchè lo potrete scoprire giocandolo. Ironia a parte, sia critica che giocatori sono stati positivamente colpiti dal ritorno ad un Silent Hill più classico fatto di atmofere, timbri e colori cupi, dove il protagonista ed i personaggi che lo circondano si ritrovano ad espiare colpe personificate in mostri degni del peggior incubo. Tuttavia il vero fan di Silent Hill non è mai contento nè in pace con sè stesso, quindi su qualcosa doveva sindacare: stavolta nel mezzo del mirino è andato il sistema di combattimento, oltre che al design dei mostri considerato mediocre. Io comunque sarei per un 7/10. Diamo al protagonista almeno una gioia da trovare.

Fedele al sottotitolo, Silent Hill 4: The Room del 2004 doveva per forza di cose svolgersi in un appartamento di Ashfield (simpatica cittadina sempre al confine con Silent Hill), abitato dall’ennesima incarnazione della sfortuna nera che di nome fa Henry Townshend. Un giorno Henry si sveglia e trova la porta della 302 incatenata dall’interno, fermata da lucchetti di cui non ha le chiavi, corredata da una scritta vermiglia che avvisa un certo Walter di non uscire. Il fabbro non risponde al cellulare, i vicini sono assenti come ogni VDI in centro città e per centoquattordici minuti il poveretto tenta di trovare una soluzione. Con sconforto, finalmente realizza che nessuna finestra si apre (se anche fosse, si troverebbe troppo in alto), che la TV non prende e che le sue uniche fonti di informazioni sul mondo esterno sono lo spioncino della porta ed il buco che dà sulla cameretta della tenera, giovine e bellissima vicina Eileen. Neanche la lavatrice funziona: i panni sporchi saranno futura fonte di infestazioni di fantasmi da risolvere con candele profumate all’aroma di Chiesa – non esattamente, ma l’appartamento comincia a mostrare segni di “infiltrazione” tipicamente Silent Hilliani. Fortuna vuole che la trama, per evitare di farcelo passare per molestatore o per un Peeping Tom, dia a Henry dei fantastici Portali TM che dal bagno passano a varie zone della città. Nel frattempo un serial killer non morto con Grossi Problemi Con la Mamma TM lo insegue, minacciandolo di morte nel nome di deliranti sacramenti. Rilasciato per PlayStation 2, Xbox e PC, Silent Hill 4 è stato elogiato per aver portato la PlayStation ai suoi massimi livelli, per aver inquietato animi di poveri quattordicenni dal sabato sera al lunedì mattina e per le suggestive, oppressive visual da pelle d’oca che meravigliano ancora i giocatori d’oggi. Al tempo la meccanica che prevedeva di dover tornare costantemente all’appartamento non fu accolta bene dal pubblico più stagionato; questa pecca però non inficiò considerevolmente sull’ottima costruzione di SH4 che al giorno d’oggi rimane ancora il quarto prodotto di punta della serie. 7.5/10.

Seguito diretto del primo Silent Hill, Silent Hill 3 del 2003 ha fatto il suo dovere proseguendo la trama già iniziata, approfondendo la storia familiare di Harry Mason. In questo caso specifico, seguiamo sua figlia Heather, un’intraprendente giovane perseguitata dalle esperienze e dai fantasmi del passato, spaventata ma determinata a conoscere la verità sulle proprie origini e sulla cittadina di provenienza. La giovane età della protagonista ha permesso a Silent Hill 3 di sfruttare appieno il proprio potenziale, potendo costruire in maniera lenta e sapiente una trama incentrata sul nostro ritorno alla cittadina silente – dopo aver adeguatamente formato il proprio pubblico ai ritmi della serie attraverso l’iconico SH2. Rilasciato per PS2 e PC, Silent Hill 3 è ampiamente conosciuto e riconosciuto dalla critica come il terzo miglior SH della saga, forte di una presentazione grafica ed un sound design accattivante. Qualcuno vi dirà che non aggiunge niente di nuovo, ma la realtà è un po’ più complessa: Silent Hill 3 è sia un buon gioco da cui partire, grazie al suo fornire personaggi e trame già viste in precedenza in forma nuova e rivisitata, sia un ottimo sequel per gli appassionati che volevano una degna conclusione all’originale. Silent Hill 3 è stato considerato un eccellente titolo survival horror e una degna aggiunta al franchise, oltre ad essere evidentemente immune a qualsiasi tipo di ironia spicciola redazionale. 8/10.

Lanciato da Konami nel 1999, che non ci aveva mai creduto sul serio ed inizialmente quasi cancellò il progetto, il primo ed originale Silent Hill venne sviluppato dal Team Silent, uno staff affiliato a Konami composto da giovani talenti davvero intenzionati a creare un horror dai risvolti disturbanti e psicologici. Il prodotto, alimentato dal terrore dell’ignoto, dai lavori di Junji Ito e da quelli di Morohosho (due autori giapponesi che si affidano al surrealismo, al grottesco e alle realtà distorte per raccontare storie davvero peculiari) risultò talmente gradito da diventare un successo internazionale e, ovviamente, il capolavoro riportato negli annali a fianco di Resident Evil. Rispetto a quest’ultimo, il gioco (interamente 3D già all’epoca) fa affidamento su paure più profonde e meno “visive”, risultando estremamente ricercato sul versante enigmi, sulla lenta narrazione e sulla trattazione di temi estremamente delicati – familiari, questioni sulla religione, sul destino e legati alla perdita. Il gioco segue la storia di Harry Mason, uno scrittore. Come tutti gli scrittori, Harry ha idee terribili che mette in pratica in maniera quasi istantanea, come quella di portare la figlioletta adottiva Cheryl in vacanza a Silent Hill, una piccola cittadina tranquilla (?) nel Maine dove si sono solo svolti traffici di droga, omicidi a catena, sparizioni, sacrifici e dove (perchè guai a farci mancare qualcosa) la realtà si manifesta in tre dimensioni, due delle quali assolutamente mortali. Ricordiamoci anche che il nostro beniamino Harry ha trovato la figlia adottiva abbandonata sul bordo della strada di confine di questa ridente località, ma ovviamente non è in grado di attivare due neuroni, nè di determinare che non sarebbe esattamente un posto in cui portare una bambina in villeggiatura. Contento lui. Mentre guida nelle vicinanze della città, il nostro sfortunato ma buon protagonista vede la figura di una giovane ragazza che cammina in mezzo alla strada, così devia l’auto per evitare di colpirla, si ribalta e sviene a causa dell’incidente. La figlia si allontana ed il resto… è storia. O aneurisma. 8.5/10, Stephen King approverebbe le scelte del simpatico Harry.

Tra i giochi rilasciati nella finestra di lancio originale di PS2 e Xbox nel 2001 c’era Silent Hill 2, che dopo il primo, angosciante capitolo ha puntato a intensificare la narrazione dal punto di vista scenico e cinematografica, vertendo su una messa in scena altamente psicologica e metaforica – basti pensare che ogni personaggio di contorno ha il suo boss studiato nei minimi dettagli per rappresentarlo al meglio, fino a riprodurre scene grottesche come le violenze subite dal padre nei confronti di una delle comparse femminili, Angela (aspirante suicida il cui incubo è, appunto, una creatura che fonde due persone che copulano, una delle quali evidentemente subisce violenza). L’aspetto psicologico è alla base della comprensione di tutta la trama, più sciolta e profonda dell’originale ma completamente slegata dal primo SH, tanto speciale da fargli meritare un posto di risalto nel cuore di tutti i giocatori di lunga data. Nulla si salva dalla spietata potenza della città; il protagonita è tutt’altro che al sicuro – il celebre Pyramid Head incarna nei suoi vari momenti tutto il suo disagio sessuale, per essere un uomo innamorato e sfinito dalla lunga malattia della moglie che l’ha resa irriconoscibile ai suoi occhi. Seguiamo quindi il novello vedovo James Sunderland dal momento in cui arriva a Silent Hill proprio per seguire le volontà dettate dalla misteriosa lettera di Mary, la defunta moglie, che gli chiede di incontrarla nel loro “posto speciale”. A parte essere il protagonista con cui si riesce ad empatizzare di più in assoluto nell’intera saga, la trama si potrebbe riassumere tranquillamente con un “No, James, non farti il clone di tua moglie vestito in attillati abiti leopardati”. Maria, bellissima ballerina, inquietante, disponibile, gentile e molto probabilmente pagata in mazzette dalle forze superiori della città è tutto tranne che una sicurezza: porta guai continui, muore ogni tre per due e gioca a fare la damsel in distress facendo allungare l’occhio (ndr: non solo quello) persino al bruto Pyramid Head, che tra un’infermiera e l’altra non disdegna un’impalamento che farebbe felice Freud ed i suoi antamila figli. James, ti vediamo. No, James, non puoi farti sparire il naso davanti allo specchio. Non sei Pinocchio e la minigonna di Maria è saldamente ancorata ai suoi pixel. Comunque ammirevole nello sforzo, gli diamo un 9/10 perchè alla fine viene fatto girare come un matto e qualcuno dovrà pur avere pena di lui.

Tutto è partito dalla celebre citazione di Silent Hill 2 nel Twitter ufficiale di Konami. Purtroppo, al momento, non ci sono altre informazioni che non siano la data di reveal, programmata per mercoledì 19 ottobre 2022 alle ore 23:00 italiane. Possiamo comunque provare a fare qualche speculazione, oltre che basarci su alcuni rumor sperando che il nuovo (o la nuova) protagonista abbiano un granello di sale in zucca. Partiamo dal team: è molto probabile che il gioco sia in sviluppo presso Bloober Team, come dimostrato da alcune concept art e da materiale pre-alpha emerso nel corso delle ultime settimane. Difficilmente, inoltre, si tratterà di un prodotto next gen: il nuovo Silent Hill sarà probabilmente un gioco cross gen e possiamo aspettarci un prodotto per tutte le piattaforme disponibili al momento – PS4, PS5, Xbox One, Xbox Series S, Xbox Series X, PC e forse anche Nintendo Switch. Non ci rimane che aspettare il proseguio di questa vicenda, tra una risata e l’altra, tenendo sempre bene a mente che il marchio Silent Hill resiste da oltre 20 anni per una buona quantità di pregi e vendite, oltre che difetti.

Giocatrice di ruolo e videogiocatorice vorace. Le piace sparire dal vivo quanto fare il ladro o muoversi nello stealth. Amante degli horror (nonostante poi non ci dorma per sua stessa ammissione) e dei gdr.

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